La Stampa - Mercoledì 23 Maggio 2001

 

Quasi tutti occupati i 18 posti al Centro polifunzionale. Sabato il Consiglio comunale aperto
Gli sfollati di Trasquera aspettano gli chalet

Si cerca l’area per i prefabbricati, manca soltanto il sì della Regione

TRASQUERA
«Per gli chalet attendiamo risposte dalla Regione Piemonte, per quanto riguarda i diciotto sfollati a ’La Sotta’ credo che ormai quasi tutti abbiamo preso i posti a loro assegnati». Il sindaco Arturo Lincio sta cercando di stringere i tempi.
Il primo cittadino di Trasquera si rende benissimo conto del disagio di vivere in una camera d’albergo, per quanto il Centro polifunzionale del Comune in località La Fraccia sia una struttura moderna immersa in una pineta da fiaba.
In albergo sono tornati gli sfollati di Schiaffo Dentro e Fuori e della frazione Casali. Secondo la relazione del geologo c’è ancora rischio di frane. Dall’alluvione di ottobre lo scenario non è cambiato. Eppure, dopo l’inverno, molti erano tornati nelle loro case: «Sappiamo - dicono - di essere abusivi ma non possiamo continuare a vivere in affitto dai villeggianti o con soluzioni d’emergenza».
Le ordinanze di evacuazione (la prima firmata dall’allora sindaco Gianfranco Baudin, poi dal commissario prefettizio Gaetano Losa) non sono mai state revocate. E vanno rispettate.
«Per gli chalet di legno - dice il neosindaco - aspetto la risposta dell’assessore regionale Cavallera, nel frattempo l’architetto che si occupa del piano regolatore e il tecnico comunale stanno verificano i terreni che potranno accoglierli: devono essere luoghi già urbanizzati, con acqua, luce, collegamenti fognari. E devono essere in piano perchè gli chalet appoggeranno soltanto su un basamento. Questa soluzione è la meno dispendiosa dal punto di vista dei soldi e del tempo. E non si crea una baraccopoli».
Gli abitanti verranno informati e potranno dire la loro nel Consiglio comunale aperto che si terrà sabato alle 15.
Nel frattempo l’Amministrazione comunale sta mettendo a punto un accordo con Soccorso alpino e guide per monitorare i passaggi inevitabili lungo le zone di frana.
Ad esempio quelli per Bugliaga (dove vivono due famiglie), ancora raggiungibile soltanto a piedi o in moto da trial.