La Stampa - 01/12/2002

I dolci dell´Ossola riscoperti dallo chef
E´ risalito alla ricetta grazie ad un´antica scatola

DOMODOSSOLA
Intra ha da poco coniato il suo dolce simbolo che è ora alla ricerca di un nome; Stresa ha sempre associato al proprio nome le Margheritine; non si può passare da Omegna senza comprare un vassoio di Reginette; Pallanza prende per la gola gli ospiti con i suoi Amaretti. Ogni località del Vco ha, ormai, come proprio ambasciatore, un dolce per sedurre. Qualcuno potrebbe pensare che manchi Domodossola. In realtà il capoluogo ossolano è stato tra i primi ad averne uno. Sono i «Biscotti Ossola» di cui si erano perse le tracce. A riesumarli lo chef Sergio Bartolucci titolare dell´hotel ristorante Eurossola. Il cuoco è riuscito a risalire alla ricetta dopo aver scoperto da un rigattiere la scatola, un reperto che tutti vorrebbero avere in casa come soprammobile che dà delle indicazioni preziose. Il risultato della ricerca dello chef, che ultimamente ha pubblicato un libro sulla cucina novarese e del Vco che si chiama «Segreti di cucina», ha portato a scoprire che i dolcetti ossolani sono fatti con frumento, zucchero semolato, burro uova, miele, vaniglia e castagne. «Il segreto - dice Bartolucci che ha ripreso a commercializzare i biscotti nella sua confezione originale - è quello di ammorbidire le castagne in acqua per una notte prima di farle bollire». A calibrare per primo gli ingredienti è stato Giuseppe Bottinelli, un pasticcere di Viggiù che nel 1900 aprì un laboratorio in piazza Mercato all´incirca dove oggi c´è il Bar Istriano. Con la sua invenzione, nel 1907, Bottinelli vinse un premio all´Esposizione internazionale di Madrid. Dopo il suo exploit con i «Biscotti-Ossola» il pasticcere si trasferì a Pallanza continuando l´attività in via Ruga dove ancora oggi c´è il bar che porta il suo nome. Anche in riva al Lago Maggiore l´estro di Bottinelli si illuminò ancora dando origine agli «Amaretti di Pallanza».