La Stampa - Sabato 20 Gennaio 2001

 

A San Domenico di Varzo i corsi per le unità cinofile del soccorso alpino: ieri prime esercitazioni pratiche

Cani a lezione sulla valanga
Trasferita in Ossola la scuola nazionale

 

Pietro Benacchio
VARZO Neve, silenzio e desolazione. Il grande boato è finito. Adesso la montagna sembra un immenso mare bianco di onde congelate. Aaron, Scott, Urs e gli altri amici a quattro zampe sono già accanto ai loro conduttori, pronti a scattare. Ogni minuto è prezioso quindo si deve salvare una vita. Uomini e cani del Corpo nazionale soccorso alpino lo sanno fin troppo bene. Per questo, anche nella simulazione l’impegno è pari alla realtà. Lo dimostrano i volontari, gli agenti di Finanza e Carabinieri giunti a San Domenico di Varzo assieme a loro straordinari animali da tutto l’arco alpino e anche da Marche e Abruzzo. Sono una sessantina a seguire il 35° corso di formazione e addestramento. Si è infatti trasferita in Ossola la sede della prestigiosa scuola nazionale delle unità cinofile da valanga del soccorso alpino, attiva dal ’66 prima a Solda e negli ultimi tredici anni a Santa Caterina Valfurva. Il direttore è un piemontese, Andrea Benazzo, 50 anni, gestore di un rifugio alpino nel Pinerolese. «Resteremo qui a lungo - annuncia - abbiamo trovato ambiente e supporto logistico adeguato, oltre alla fattiva collaborazione offerta dai colleghi della decima zona Ossola».
Avviati giovedì con ritrovo, controlli veterinari e breve introduzione al corso, i lavori veri e propri sono cominciati ieri con le prime esercitazioni pratiche su valanga e le lezioni teoriche. I gruppi sono stati ripartiti in base al livello operativo dei cani: i debuttanti di classe A, cuccioli fra i nove e i sedici mesi, partecipano ai sei campi allestiti nella valle di Nembro, sulla strada per l’Alpe Veglia.
I veterani di classe B, cani già operativi, si perfezionano invece in alta quota, sui nove campi disseminati attorno alle piste da sci ai 2 metri dell’Alpe Ciamporino, attorno alle piste da sci. Parecchi e impegnativi gli esercizi, fra cui la ricerca e l’individuazione di scarpe e indumenti sepolti nella neve. Talvolta anche persone vive, volontari ossolani del soccorso alpino che si nascondono in buche preparate in precedenza e poi «mimetizzate». E i cani più bravi trovano puntualmente anche il più piccolo indizio. «La maggioranza, l’80 per cento, rimane ai pastori tedeschi - dice Benazzo - ma da una decina d’anni nei nostri organici sono entrati anche i labrador, i golden retriver e più recentemente i border collie». Fitto anche il programma di teoria per i conduttori, che comprende nozioni di medicina d’emergenza, nivologia, comportamento e psicologia canina. Il corso, che si concluderà domenica 28 gennaio, prevede inoltre «uscite su valanga» con l’impiego dell’elicottero.