La memoria delle Lepontine
Sono
tornato dopo tanti anni all’hotel Jungfrau. Non più su per il sentierone
assolato e polveroso d’estate, o l’inverno con l’albergo chiuso, su per i
grandi pendii di valanga, con bivacco al fuoco e fumo e senza sacco letto né
fieno in un casolare di terra battuta. Bensì con una jeep e rimorchio su per
una stradetta che è poco più di una mulattiera e che quando fangosa, di
emozioni ne dà parecchie.
L’albergo
è sempre lo stesso, coi muri da fortezza che da un secolo resistono alle
valanghe, i corridoi ampi e bassi, la lunga sala da pranzo, la cara chiesetta
umile con lo scatolino della posta lì accanto. E la biancheria lasciata di ad
asciugare all’aperto anche quando piove.
Sono
seduto sulla terrazza che incombe sulle ertissime chine verdi che danno per più
di un migliaio di metri fino nella valle del Rodano. Al di là del profondo si
distende la catena principale delle Alpi da oltre il Sempione fin quasi al
Gottardo. Non sono, tranne le prime a destra, grandissime montagne, ma me
rammentano che dietro ad esse si celano le nostre care bellissime conche di
Veglia e Devero un tempo tanto tranquille, e la rude Formazza. Ho di loro tanti
ricordi, punteggiature della mia lunga vita alpina. Ricordi di belle salite
d’estate, ricordi di inebrianti volate sugli sci, paurose gole da valanga,
verdi prati e laghi azzurri. Ricordi di compagni che non ci sono più: dal Duca
Amedeo d’Aosta all’erculeo Migliore Guadagni, a Gigi Vitali e Giacomo Dumontel,
Carlo Prochownik, Guido Bertarelli, Adriano Revel. Nella limpida mattina la
catena si dispiega in uno scenario armonioso di luci e di colori; scintillano i
tranquilli ghiacciai, spiccano in controluce le torri, e le insellature aprono
la via alla nostra Italia. Ritornano poco a poco i dettagli delle belle
giornate lassù; rivivono le fisionomie, i gesti dei compagni.
Vivo
intensamente queste ore. Forse non tornerò mai più qui; ma non importa: quei
monti mi hanno dato tutto quanto potevano e ne sono loro tanto grato.
Aldo Bonacossa, “Una vita per la montagna”